
Docente di Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico I.S.S. Tartaglia Olivieri di Brescia. Diplomata nel 2005 in Scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2008 in Discipline Plastiche all'Accademia di Brera, e nel 2015 in Disegno e Storia dell'Arte all'Università Roma Tre. Attualmente iscritta al terzo anno della facoltà di Psicologia dell'Università Uninettuno di Roma.
L’artista Miriam Covielli Lucchini parte da soggetti familiari e analizza l’apparenza delle cose coinvolgendo l’osservatore in una profonda riflessione sul ruolo dell’essere umano. Armoniose anamorfiche figure umane fluttuano in uno spazio atemporale, laddove però di umano rimane solo un ricordo. L’anatomia si riduce a zero fin quasi a perderne la riconoscibilità. Un’umanità che non riesce più a mettere a fuoco se stessa e si muove lentamente in trance. Disegno minimalista e grafia elegante, precisa. Gli elementi compositivi danno vita a un’immagine densa di metafore portando la sua arte nell'ambito concettuale. Essenziali nel loro alternarsi di bianco e nero, le opere rivelano una grande perizia nella definizione del tratto e la capacità di cogliere l'essenza di una riflessione etica in paradigma visivo tramite un linguaggio simbolico perfettamente coerente dal punto di vista argomentativo.
«Riflette la mobile e molteplice personalità di Miryam Covielli Lucchini la sua arte oscillante liberamente fra un estremo e l'altro senza mai intenderli come tali, pittorica e scultorea, figurativa e astratta, grafica e plastica, coloratissima e acroma, che crederesti pervenuta a un solido punto d'approdo in certe figure di eleganza Liberty, con i colori forti e piatti da una parte ispirati all'Espressionismo storico, dall'altro alla Pop Art, se al loro fianco non esistessero le ottime costruzioni a rilievo fatte di quadrati sovrapposti, bianco su bianco».
Vittorio Sgarbi
L'artista Miriam Covielli Lucchini esprime nel Suo operare l'intensità emozionale vissuta e provata che dal fulcro del sentimento assume forma e colore nel supporto pittorico. Analizzando le Sue opere ci rendiamo conto che è un artista che adopera un figurativo concettuale molto particolare, apparentemente semplice e nella realtà visiva molto ricco di significati latenti. I Suoi soggetti preferiti sono l'anatomia umana, il viso e parti del corpo, che nella semplicità di tratto coloristico esprimono un valore che spesso rimane segreto agli occhi dell'osservatore. Si tratta di un'arte molto particolare e meticolosa, che rende ciò che può sembrare imperfetto un perfetto sincronismo tra l'emozione provata e quella trasmessa a chi si ferma ad osservare le Sue opere. L'incognita vige assoluta nelle opere di Miriam Covielli Lucchini La quale preferisce lasciare incomplete le opere non assegnando un titolo ad ogni composizione. Il mistero e l'affascinante identità di ogni soggetto diventa quindi ognuno di Noi, cercando di far capire che ogni persona vive gli stessi sentimenti, le emozioni e le sensazioni (pur trattandosi di contesti ed ideologie del tutto diverse). Miriam Covielli Lucchini diventa così l'artista del sentimento e delle emozioni, attraverso un linguaggio stereotipo, quasi segnico (lascia le impronte delle figure, le sagome con le espressioni o in alcuni casi anonimi) è riuscita ad elaborare una tecnica del tutto nuova. Un originalità assoluta la distingue da ogni altra tecnica attualmente conosciuta nel mondo dell'arte e permette all'osservatore di poter godere della sintonia visiva ben equilibrata, di una tavolozza incentrata sulle tonalità rosse, blu, bianche e nere. Il supporto pittorico spesso riesce a respirare, lasciando sfumare lo sfondo del soggetto rappresentato in un ambiente indefinito talvolta caratterizzata dal bianco, che tutto lascia immaginare oltre ad un ampia dimensione spazio temporale indefinita. Un linguaggio che parla la lingua dell'Umanità e che è lo snodo delle innovazioni artistiche pittoriche e scultoree. Il percorso umano e artistico affonda le radici nella prima metà degli anni Ottanta: l'interesse "scolastico" per forme diverse del fare arte – sponda ultima del disagio adolescenziale e, nel contempo, espressione di una forte spinta creativa – si fonde e si confonde con le precoci esperienze di vita, forti e dure. Esperienze metabolizzate con volitività e coraggio. Ben presto si rende conto che l'interesse adolescenziale per l'arte non è affatto passeggero. Intraprende così un lungo percorso di formazione: prima frequenta l'istituto'Arte, poi consegue il Diploma in Scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2008 la specializzazione in Discipline Plastiche all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e l'abilitazione alla didattica della disciplina; nel 2015 ottiene il diploma per l'abiltazione all'insegnamento nelle discipline di educazione artistica, disegno e storia dell'arte all'Università degli studi di Roma Cafis Roma Tre.I vissuti giovanili, anche se tragici e dolorosi, non vengono mai dimenticati dall'artista, ma filtrati dalla ragione e recuperati dalla memoria, diventando così la nervatura fatta di scritti, di disegni, di pitture sulla quale riflette e lavora. La rielaborazione del passato e del dolore è, senza dubbio, un passaggio importante e incisivo che consente all'artista di rinascere con nuova sensibilità riflessiva e una maggiore maturità tecnica. Il suo percorso è illuminato dalla lanterna della creatività artistica. Ciò emerge con evidenza dalla visione e dalla interpretazione dei suoi lavori, dei suoi scritti, dei suoi disegni, delle sue pitture. Partecipa a numerose mostre collettive tra cui la 3^ Mostra Biennale Arti Visive 2002 "A Se Staante", a Santa Maria di Sala Villa Farsetti (VE), nel 2002 "Spoleto incontra Venezia", a cura di Vittorio Sgarbi, nel 2014. Vince anche diversi premi quali il premio Michelangelo Merisi Caravaggio Bergamo, nel 2003, e il Premio d'arte città di Breno, nel 2002. Nel 2015 organizza una mostra personale a Tremosine sul Garda, presso la sala Cozzaglio.
Vittorio Sgarbi
“Le opere di Miriam Covielli Lucchini, in arte trasportano l'osservatore in un viaggio fantastico, dove la materia pittorica racchiude interessanti codici simbolici.” Renato Manera Vice presidente della Fondazione A. Canova
Renato Manera
Colte elaborazioni concettuali animano i lavori di Miriam Covielli Lucchini. Protagonisti dei suoi lavori sono figure senza volto, con il capo reclinato, nella quali l'anatomia si riduce al grado zero, fin quasi a perderne la riconoscibilità figurale e a sembrare quasi delle creature aliene e allo stesso tempo rievocando i manichini di Giorgio De Chirico. Covielli sceglie il disegno minimalista anche nelle cromie che si riducono a nero su bianco e rosso: ciò le permette di tradurre, con grafia elegante e precisa gli elementi compositivi, tratteggiando spessori che danno vita ad un immagine densa di metafore e portando la sua arte nell'ambito concettuale. Essenziali nel loro alternarsi di bianco e nero, questi lavori rivelano non solo una grande perizia nella definizione del tratto, ma soprattutto la capacità di cogliere l'essenza di una riflessione etica in paradigma visivo tramite un linguaggio simbolico perfettamente coerente dal punto di vista argomentativo.”(Paolo Levi critico d'arte, giornalista, saggista, curatore d'arte italiano. A Premio internazionale ‘IMPERO’ Parigi - Vienna - Roma 2016).
Paolo Levi
Le elaborazioni sceniche di Miriam Covielli Lucchini hanno come soggetto armoniose e anamorfiche figure umane, laddove però di umano rimane solo un ricordo. Infatti l’anatomia si riduce quasi a al grado zero del segno fin quasi a perderne la riconoscibilità figurale.
L’artista rappresenta un’umanità che non riesce più a mettere a fuoco se stessa e sembra muoversi lentamente, quasi in trance, in uno spazio atemporale dove predomina una luce bianca, da cui tutti proveniamo e verso cui nuovamente ci dirigiamo.
Uomini ridotti a simulacri di se stessi che pur nella loro essenziale semplicità, parlano al subconscio di ognuno di noi, risvegliando memorie archetipe appartenenti alla memoria collettiva.
In un succedersi di intuizioni coreografiche, le sue figure interagiscono con l’ambiente circostante fino a diventare un tutt’uno con esso: l’artista traspone sulla tela la propria filosofia del vivere. Elemento centrale in questi lavori è quindi la luce che avvolge la figura in uno stato di profonda quiete meditativa.
Miriam Covielli Luchini parte da soggetti familiari per analizzare l’apparenza delle cose, coinvolgendo l’osservatore in una profonda riflessione sul ruolo dell’essere umano in qualità di esploratore e attore del processo cognitivo del mondo e delle emozioni.